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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXII - Numero 15 APRILE 2014
PROGRESSO E TECNOLOGIA
MA QUANTO È FATTIBILE IL TRASPORTO MARITTIMO A
PROPULSIONE NUCLEARE?
Sebbene il Lloyd's Register abbia fatto una breve menzione delle
navi a propulsione nucleare in occasione della sua conferenza
“Carburanti del Futuro”, il direttore del marketing
strategico globale Luis Benito ha relegato tale possibilità
ad una data successiva al 2030: “Il nucleare non è
popolare, per quanto sia disponibile”.
“Forse nel lontano futuro la percezione pubblica cambierà
per quanto attiene l'uso del nucleare quale carburante”.
I membri del Lloyd's Register sostengono che considerare la
propulsione nucleare come un'opzione non è necessariamente la
stessa cosa che propugnarla.
“Alcuni dei nostri concorrenti l'hanno superficialmente
scartata” afferma il direttore comunicazioni marittime del
Lloyd's Register Nick Brown, “ma noi, quale società di
classificazione, ne abbiamo valutato la tecnica: sta ai governi, e
non a noi, decidere se usare o meno il nucleare”.
Fino ad oggi, la propulsione nucleare in relazione al trasporto
marittimo commerciale è stata limitata ad un piccolo numero
di rompighiaccio e, tuttavia, è stata studiata da alcuni
armatori commerciali.
Nel 2009, la Cosco ha intavolato trattative con l'autorità
cinese per l'energia nucleare al fine di sviluppare navi commerciali
a propulsione nucleare.
“Dal momento che tale propulsione è già a
bordo dei sottomarini, perché no per le navi mercantili?”
si chiede Wei Jaifu, allora presidente della Cosco presente
all'edizione 2009 della Marintec China.
Il progetto è stato in seguito abbandonato sulla scia del
disastro di Fukushima in Giappone.
Nel 2010, una coalizione fra Lloyd's Register, Hyperion Power
Generation, il progettista britannico BMT Nigel Gee e l'operatore
marittimo greco Enterprise Shipping and Trading aveva dato il via ad
uno studio di fattibilità sulle navi a propulsione nucleare:
“Noi riteniamo fermamente che la generazione di propulsioni
alternative sia la risposta giusta per il trasporto marittimo”
aveva dichiarato allora il capo della Enterprises, l'importante
armatore greco Victor Restis.
Al momento attuale, secondo Brown, il progetto è “ancora
in corso”.
Spesso, una delle maggiori obiezioni alla propulsione nucleare è
la convinzione errata che i reattori nucleari possano detonare e
provocare un'esplosione termonucleare.
Tuttavia, come spiega Christos Chryssakis, ricercatore della DNV
GL del progetto Greener Shipping, “al contrario del
convincimento generale, i rischi per la sicurezza derivanti dal
nucleare nel corso delle operazioni sono in realtà alquanto
limitati.
Quando la reazione nucleare a catena inizia nel reattore, il
carburante diventa altamente radioattivo e quindi autoprotettivo.
Qualsiasi tentativo di rimuovere il carburante dal reattore
costituirebbe una situazione di minaccia per la vita” afferma
Chryssakis.
Il “meglio” che ogni tentativo del genere
riuscirebbe a fare consisterebbe in fuoriuscite radioattive o una
minaccia di ciò.
Le caratteristiche del carburante, la geometria del carburante
ed i controlli di sicurezza impedirebbero al reattore di diventare
una “bomba nucleare”.
Anche se le fuoriuscite potessero diventare gravi con possibili
esposizioni in prossimità della nave, i danni sarebbero di
poco rilievo rispetto a quelli risultanti da un'esplosione nucleare.
“La perdita di refrigerante può costituire la causa
di gravi incidenti a causa della sua elevata pressione ed alta
temperatura, così come per la contaminazione radioattiva”
dichiara Chryssakis, spiegando che le navi dotate di propulsione
nucleare dovrebbero essere equipaggiate con sufficienti scudi
antiradiazioni, misure per arginare la perdita di refrigerante e
propulsione diesel di supporto in caso di emergenze.
“L'esperienza vissuta dalla marina militare ha dimostrato
che l'affidabilità del reattore è elevata quando si
accompagna a modelli progettuali moderni”.
Infatti, partendo dal presupposto che nulla vada storto - cosa
che nella stragrande maggioranza dei casi per molte centinaia di
sottomarini e navi da guerra a propulsione nucleare si è
verificata - i reattori nucleari possono durare 25 anni con una
manutenzione relativamente bassa e nessuna necessità di
rifornimento.
“La principale barriera tecnica che vediamo opporsi alla
propulsione nucleare è correlata alla movimentazione, al
deposito ed al riciclaggio del carburante nucleare utilizzato”.
Che dire degli altri metodi di propulsione ad emissioni zero di
carbonio?
“Anche se le dimensioni delle batterie stanno aumentando…
esse non sono in grado di soddisfare i requisiti relativi alla
propulsione delle moderne grandi navi marittime” afferma
Chryssakis.
“L'idrogeno è problematico per tre ragioni
principali: grandi quantitativi di energia ed infrastrutture
sarebbero richieste per la produzione; l'immagazzinaggio a bordo
richiede uno spazio molto più grande rispetto ai carburanti
marini convenzionali; infine, la tecnologia cellulare del carburante
non è ancora abbastanza compatta ed affidabile”.
Sebbene i rischi presentati da una diffusa adozione della
propulsione nucleare siano, per molti, inammissibili, essa è
comunque una della lista davvero corta delle opzioni per un
trasporto marittimo a zero emissioni di carbonio.
“Se la società facesse sul serio in ordine alla
riduzione delle emissioni, essa è una delle opzioni che
dovranno essere considerate” conclude Brown.
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