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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIII - Numero 15 APRILE 2015
LEGISLAZIONE
L'UNIONE EUROPEA VIETA AGLI ARMATORI DI DEMOLIRE LE NAVI
SULLE SPIAGGE DELL'ASIA MERIDIONALE
Gli operatori del riciclaggio europei, turchi e cinesi si
accingono a trarre vantaggio dalle nuove rigorose regole dell'Unione
Europea sullo smantellamento delle vecchie navi, ma la prassi di
demolirle sulle spiagge dell'Asia meridionale - ad un grande costo
umano ed ambientale - sarà ancora difficile da fermare.
Secondo i dati forniti dalla NGO Shipbreaking Platform, che si
batte per porre fine a questa prassi pericolosa, su 1.026 navi
d'alto mare riciclate nel 2014, 641 sono state smontate sulle
spiagge dell'India, del Bangladesh e del Pakistan.
Petroliere, navi da crociera ed altre vecchie navi vengono
arenate sulle spiagge e demolite da centinaia di lavoratori
inesperti che usano semplici strumenti quali le fiamme ossidriche.
I prodotti chimici che ne risultano si perdono in mare quando
aumenta la marea.
C'è anche un costo umano: il Tata Institute of Social
Sciences di Mumbai stima che qualcosa come 470 lavoratori siano
morti negli ultimi 20 anni in seguito ad incidenti occorsi nella
Alang-Sosiya, il più grande tratto di spiagge al mondo
destinato alle demolizioni navali, nel Gujarat.
Circa 35.000 persone, in gran parte migranti e lavoratori
inesperti, vi lavorano.
Le nuove regole sono finalizzate a fermare ciò che
Karmenu Vella, Commissario Europe per l'Ambiente e gli Affari
Marittimi, ha definito "la vergognosa prassi dello
smantellamento delle navi europee sulle spiagge".
Esse richiederanno che le navi registrate nell'Unione Europea
vengano riciclate solamente presso infrastrutture sostenibili e ci
si aspetta che un loro elenco venga pubblicato l'anno prossimo.
È probabile che esso comprenda cantieri navali situati in
Cina, Turchia, Nord America ed Unione Europea, ma non nell'Asia
meridionale.
"La lista europea suddividerà il mercato in due
parti, una sicura e l'altra inferiore ai parametri richiesti"
afferma Patrizia Heidegger della Shipbreaking Platform.
Si tratterà della prima implementazione su larga scala
della convenzione di Hong Kong del 2009 dell'Organizzazione
Marittima Internazionale sul riciclaggio delle navi, che finora è
stata ratificata da tre soli paesi (Repubblica del Congo, France e
Norvegia).
Standard bassi, alti profitti
Gli incentivi a demolire una nave vecchia presso
un'infrastruttura dell'Asia meridionale sono enormi.
Le regole sullo smaltimento dell'amianto, ad esempio, sono in
genere più permissive, il che significa che i profitti
correlati alla demolizione di una nave sono più elevati.
A seconda dei prezzi delle materie prime, gli armatori possono
realizzare sino a 500 dollari per tonnellata di acciaio da un
cantiere indiano, rispetto ai 300 in Cina e ad agli appena 150 in
Europa.
Allo scopo di opporsi a tali prassi, la Commissione Europea sta
valutando le modalità per compensare gli armatori che
riciclano presso strutture approvate, sebbene debbano essere ancora
decisi i relativi dettagli.
I proprietari dei cantieri navali indiani vedono la nuova
normativa come un disegno per riempire i cantieri in Europa che sono
vuoti.
Meno del 4% di tutte le navi d'alto mare dismesse sono passate
attraverso le infrastrutture europee nel 2014.
Haiderali G. Meghani, direttore della International Steel
Corporation, una grande ditta di riciclaggio navale con sede ad
Alang, afferma che le preoccupazioni in ordine alla scarsa sicurezza
ed ai bassi standard ambientali in India sono malriposte.
"Siamo quasi vicini ai parametri europei" ha
dichiarato.
Le regole europee presentano una larga scappatoia: gli armatori
possono cambiare la bandiera battuta dalla nave o vendere l'unità
ad una parte terza al di fuori dell'Europa, che può quindi
procedere a demolirla in una struttura non approvata.
Ma è probabile che gli armatori si troverebbero di fronte
ad aspre critiche se dovessero ricorrere a tali pratiche alla luce
del nuovo regime.
Gruppi marittimi europei quali il danese Maersk od il tedesco
Hapag-Lloyd hanno già adottato politiche per riciclare solo
presso infrastrutture che soddisfino i parametri ambientali
internazionali.
Presso i cantieri di riciclaggio navale di Galloo a Gand, in
Belgio - i più grandi d'Europa - il volume delle navi
riciclate è più che quadruplicato nel corso degli
ultimi 10 anni sino a circa 35.000 tonnellate d'acciaio all'anno.
Essi impiegano solo una trentina circa di dipendenti, il lavoro
pesante della maggior parte dei quali viene svolto da macchinari.
Gruppi europei come la Maersk e la società francese di
geoscienza CGG vi hanno inviato navi da riciclare.
"Grandi società hanno iniziato a venire qui"
afferma Peter Wyntin, responsabile del riciclaggio.
"Esse non si possono davvero più permettere la
cattiva stampa di quando si smantellano le navi su qualche
spiaggia".
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