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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 31 GENNAIO 2016
STUDI E RICERCHE
LE MEGA-NAVI: PRONTI PER LA NUOVA NORMALITÀ?
Le domande da rivolgere agli operatori portuali e navali
potrebbero suonare così: le mega-navi sono troppo grandi per
la maggior parte dei porti?
Ed i porti saranno mai grandi abbastanza in termini di spazi
terminalistici, equipaggiamenti ed infrastrutture per lavorare le
mega-navi?
Anche se queste problematiche circolano da qualche tempo, non
esistono ancora risposte precise in relazione al fatto che le
mega-navi saranno immesse in linea in gran numero nel giro dei
prossimi due anni.
Secondo l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico) le linee di navigazione hanno preso in consegna 20
mega-navi con una capacità di oltre 18.000 TEU ciascuna ed
altre 52 sono in corso di ordinazione.
La nave più grande consegnata finora ha una capacità
di 19.200 TEU, ma sono state ordinate navi con capacità sino
a 21.100 TEU che saranno in servizio entro il 2017.
Si ritiene che questa generazione di enormi e molto efficienti
mega-navi possa riuscire a ridurre i costi del trasporto marittimo
in ragione delle economie di scala e della diminuzione delle
emissioni di gas serra.
L'OCS, peraltro, si è chiesta se le mega-navi stiano
contribuendo ad un insostenibile eccesso di capacità e stiano
imponendo costi non voluti a caricatori, porti, spedizionieri di
merci, ditte di logistica ed assicuratori.
“La crescita dei traffici containerizzati di origine
marittima non è più in linea con la crescita della
flotta mondiale dei contenitori” ha dichiarato l'anno scorso
Olaf Merk, responsabile per i porti e lo shipping dell'International
Transport Forum dell'OCSE, in un articolo di politica economica per
la pubblicazione OECD Insights.
“Abbiamo rilevato un distacco fra ciò che avviene
nei consigli di amministrazione delle linee di navigazione ed il
mondo reale”.
Secondo la ditta di analisi del settore Drewry, i porti della
Costa Occidentale statunitense hanno molto lavoro da fare per
migliorare la produttività prima di trovarsi nella condizione
di vedere le mega-navi effettuare scali “sulla base di
qualcosa di diverso da una modalità ad hoc”.
L'analista afferma che, malgrado la presenza di soluzioni per la
produttività quale l'automazione terminalistica e la gestione
portuale 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, la loro attuazione
richiederebbe più flessibilità da parte dei sindacati
dei portuali, che, a suo dire “sembra ancora lontana”.
Secondo la Drewry, consentire troppi scali di mega-navi presso i
porti della Costa Occidentale prima che essi siano del tutto pronti
potrebbe peggiorare la produttività ed aggiungere giorni ai
tempi di carico/scarico nei terminal.
Ciò danneggerebbe la competitività dei porti della
Costa Occidentale rispetto a quelli della Costa Orientale, che
presto probabilmente usufruiranno dei vantaggi derivanti
dall'espansione del Canale di Panama che secondo le attese quasi
triplicherà le dimensioni massime delle navi in grado di
farvi scalo.
L'aumento del numero di mega-navi sta costringendo i porti ad
effettuare ingenti investimenti per attirare e movimentare questi
mega-vettori.
I canali di navigazione dei porti devono essere dragati a
profondità maggiori e le banchine devono essere innalzate e
rinforzate allo scopo di far fronte all'aumento delle forze
esercitate dalle mega-navi attraccate.
Ma il problema più grande deriva dalla corsa per
scaricare una mega-nave alla svelta: i tempi medi di lavorazione per
una portacontainer sono adesso di appena un giorno, ed anche meno in
Asia.
L'arrivo di meno navi ma con un numero maggiore di container sta
creando momenti di punta con una notevole pressione sui tempi di
lavorazione nei porti.
Secondo l'OCSE, l'espansione delle infrastrutture ed il
miglioramento dei porti per movimentare le navi più grandi
potrebbe comportare un esborso di circa 400 milioni di dollari USA
in costi aggiuntivi di trasporto ogni anno.
Il porto di Los Angeles ha in corso un progetto da 510 milioni
di dollari USA finalizzato ad ampliare la propria capacità di
movimentazione delle merci presso il terminal TraPac.
Due terminal del porto di Long Beach sono nel mezzo di
un'espansione da 1,3 miliardi di dollari USA che realizzerà
una delle banchine più automatizzate del paese.
Un distinto piano da 1,3 miliardi di dollari USA a Long Beach
servirà a rimpiazzare il ponte Gerald Desmond che è
troppo basso per le mega-navi attese in arrivo nei prossimi cinque
anni.
Anche sulla Costa Orientale statunitense gli operatori portuali
si stanno ammodernando.
L'Autorità Portuale della Georgia, che possiede il porto
di Savannah, spenderà circa 1,5 miliardi di dollari USA nel
prossimo decennio per migliorare le operazioni delle gru, le
infrastrutture di deposito ed altre infrastrutture.
Lo stato della Georgia quest'anno sta spendendo 120 milioni di
dollari USA in più per migliorare le strade in prossimità
del porto.
E l'Autorità Portuale di New York e New Jersey ha
intrapreso un progetto da 1 miliardo di dollari USA per innalzare il
ponte Bayonne, che collega Staten Island al New Jersey, al fine di
accogliere l'altezza delle navi sovradimensionate.
A detta di Merk, le mega-navi comportano inoltre costi
aggiuntivi quando sono in porto: esse occupano, in media, un 20% di
spazio in più in lunghezza nei porti rispetto alle navi
convenzionali, richiedendo alle autorità portuali di perdere
più tempo e fornire più servizi allo scopo di
accogliere le navi di maggiore lunghezza.
L'assicurazione ed il recupero di quantitativi di carico senza
precedenti è un'altra fonte di stress per gli operatori.
E la congestione nei porti sta già aumentando dal momento
che i camion ed i treni si sforzano di caricare e scaricare decine
di migliaia di contenitori alla volta.
Ancora, Merk afferma che le mega-navi - che rappresentano quasi
un ottavo della flotta marittima mondiale complessiva - si accingono
a diventare la “nuova normalità” per molti
importanti porti attorno a mondo.
“Una cosa è sicura: ciò ci condurrà
ad un decennio di ingorghi portuali se nessuno farà niente”
scrive Merk.
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