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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 29 FEBBRAIO 2016
LEGISLAZIONE
LE ARGOMENTAZIONI CAPZIOSE DEGLI ESPORTATORI STATUNITENSI PER
FAR RINVIARE L'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA SUL PESO DEI CONTENITORI
Da oltre 20 anni i caricatori sono obbligati per legge a
dichiarare il peso corretto dei contenitori per i quali essi hanno
stipulato un contratto con linee di navigazione ai fini del loro
trasporto: il fatto che molti di loro normalmente non abbiano
davvero provveduto a farlo dovrebbe essere una questione relativa
all'applicazione della legge.
Dopo tutto, i trasgressori si nascondono alla luce del sole:
tutti i dettagli sono riportati sulle polizze di carico e, nel caso
si verifichi un incidente con un contenitore del quale non sia stato
dichiarato correttamente il peso, dovrebbe essere relativamente
semplice trovare e perseguire coloro che lo hanno causato.
Se sia necessario un ulteriore atto normativo per far entrare in
vigore una norma già in vigore dovrebbe essere un punto
discutibile; peccato che non lo sia, perché l'emendamento
alle regole della SOLAS (Safety of Life at Sea) sulla massa lorda
verificata dei container entrerà in vigore il prossimo 1°
luglio e, in effetti, aggiungerà un altro strato di normativa
al settore.
Coloro che vi si oppongono sostengono che esso non sia
necessario: e anche se esistono buone ragioni a favore di questa
argomentazione, essi stanno cercando di chiudere ermeticamente la
porta anni dopo che i buoi sono scappati dalla stalla.
Una delle maggiori associazioni di categoria dei caricatori
statunitensi, la AgTC (Agriculture Transportation Coalition) ha
recentemente richiesto all'autorità competente che la Guardia
Costiera degli Stati Uniti ne rinviasse l'attuazione negli Stati
Uniti per un altro anno, perché - per semplificare al massimo
un documento di nove pagine contenente la sua presa di posizione e
che può essere scaricato sul sito
http://agtrans.org/wp-content/uploads/2016/02/AgTC-SOLAS-position-paper.pdf
- i suoi membri non ne erano consapevoli e, ora che lo sono, le sue
implicazioni sembrano sgradevoli.
Suggerire che il settore dello shipping non sia stato consultato
sulle modifiche alla SOLAS è più che vagamente
offensivo per un bel po' di gente di tutti i comparti di quel
settore - vettori, terminal, spedizionieri e caricatori - che hanno
trascorso anni a contribuire all'elaborazione della normativa.
L'apparentemente invisibile procedimento di redazione della
normativa ha richiesto quella che è parsa un'eternità
ed è stato ampiamente trattato dalla stampa specializzata
internazionale.
Il redattore di questo articolo di theloadstar.co.uk ed
almeno cinque o sei altri giornalisti hanno scritto decine di
migliaia di tali articoli (e probabilmente centinaia di migliaia di
free-lance pagati per riempire le pagine vuote) nel corso di diversi
anni, annotandone i progressi: in relazione ad una serie di
incidenti dei container sovrappeso identificati come causa di un
mucchio di incidenti marittimi; mediante la istituzione di un gruppo
di lavoro presso l'IMO; i dettagliati negoziati sul funzionamento e
l'ambito della normativa; il successivo voto all'IMO; la ratifica da
parte degli sati membri, Stati Uniti compresi.
Ed il tassello finale del mosaico è stato apposto più
di due anni fa e da allora c'è stata una serie di conferenze,
seminari e gruppi di lavoro, libri bianchi, articoli ed analisi
prodotti e disseminati… e persino all'osservatore più
casuale - e diciamolo, non ce ne sono molti - è parso
evidente che ci sarebbero state problematiche correlate alla sua
attuazione.
Ci sono un sacco di buchi, un'abbondanza di "che cosa se…"
e ci vorrà tempo per appianarli una volta che la normativa
sarà diventata parte delle normali procedure di
funzionamento.
E, sicuramente, si verificheranno intoppi nella filiera della
distribuzione.
Dobbiamo davvero credere che ciò che si presenta come il
gruppo di pressione dei maggiori esportatori della più grande
economia del mondo non sapeva che un atto legislativo così
fondamentale stava per arrivare? Personalmente per van Marle, ciò
non fa che aumentare lo scetticismo.
Potrebbe senz'altro darsi che il fatto di essere così
vicini all'IMO - gli uffici di The Loadstar distano circa quattro km
dalla sua sede - significhi essere più consapevoli delle sue
macchinazioni, ma questo ormai non rappresenta più molto una
scusa nell'odierno mondo interconnesso.
Ad ogni modo, Gavin van Marle conosce un sacco di società
e gruppi del settore nel Regno Unito, in Europa ed in tutto il Nord
America che hanno una buona conoscenza della normativa (se non sono
loro ad essere del tutto sicuri di come si presenteranno le filiere
globali della distribuzione in seguito all'attuazione della
normativa, allora chi potrebbe esserlo?).
Come ha detto Robert Keen, direttore della British International
Freight Association, in occasione di un recente seminario "è
qui, è legge e quindi dobbiamo adeguarci".
Ma che cosa accadrà se non potranno/potremo farlo?
Sicuramente le implicazioni di una marcia indietro unilaterale
degli Stati Uniti in ordine alla ratifica - che è in effetti
ciò che la AgTC intende provocare con la sua richiesto di
rinvio dell'attuazione - sono davvero più gravi di una reale
attuazione?
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