Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
16:02 GMT+1
COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 30 APRILE 2016
PORTI
COMINCIA LA FESTA DELLE MEGA-NAVI SULLA COSTA OCCIDENTALE USA
Il problema in ordine alla produttività portuale è
che non si tratta solo di cosa ciascun singolo porto sta facendo, ma
anche delle decisioni dei vettori, delle filiere distributive
logistiche e dei canali distributivi dei caricatori/produttori.
Occorre aggiungere a questo assortimento spesso inquieto e
complicato il fattore delle mega-navi, dal momento che una nuova
generazione di enormi navi è entrata in esercizio in gran
numero.
In questa fase, sembra che i porti della Costa Occidentale
statunitense possano essere i primi "vincitori".
Ma vale davvero la pena di vincere al gioco delle mega-navi?
La giuria non si è ancora espressa.
Il gigante francese dello shipping CMA CGM, la linea di
navigazione containerizzata numero tre al mondo dopo Maersk e MSC,
ha dichiarato recentemente che impiegherà sei navi da 18.000
TEU nel mercato transpacifico allo scopo di accelerare la propria
crescita.
Questa decisione va contro il tradizionale buon senso, secondo
il quale le mega-navi dovrebbero restare confinate principalmente ai
traffici Asia-Europa, dove ci sono acque abbastanza profonde perché
esse operino con efficacia.
Ma la decisione della CMA CGM secondo una dichiarazione della
compagnia di navigazione "è in linea sia con la
strategia di crescita stabilita dal gruppo negli Stati Uniti ed in
tutto il mondo, sia con l'ottimizzazione della propria flotta".
"La flotta di ammiraglie del gruppo sarà di
conseguenza impiegata nel mercato finora più attivo e più
dinamico - il Transpacifico - e supporterà il suo sviluppo
così come quello dei suoi clienti" continua la
dichiarazione.
La Benjamin Franklin della CMA CGM è stata la nave
più grande che abbia mai fatti scalo negli Stati Uniti nello
scorso dicembre, con inaugurazione il 19 febbraio a Long Beach.
L'unità resterà nel traffico transpacifico.
A partire dalla fine di maggio, le altre cinque navi
sovradimensionate della linea di navigazione si uniranno alla flotta
nella linea Pearl River Express.
La Drewry Maritime Research afferma che queste navi diventeranno
di gran lunga le più grandi ad essere mai salpate nel
Transpacifico e ha espresso riserve circa la capacità dei
porti della Costa Occidentale di "lavorare con efficienza navi
di queste dimensioni su una base di regolarità".
In un recente rapporto, la Drewry ha concluso che i porti della
Costa Occidentale "non sono ancora in una posizione tale da
lavorare regolarmente portacontainer da 18.000 TEU e hanno ancora
molto lavoro da fare in termini di aumento della produttività
per poterle vedere scalare secondo una modalità che non sia
quella ad hoc".
La Drewry ha inoltre messo in dubbio l'affermazione della CMA
CGM secondo cui le sei mega-navi contribuiranno ad accelerare la
crescita nel Transpacifico.
Tale dichiarazione sembra aria fresca dal momento che le
dimensioni delle navi impiegate non incidono sulla domanda di
carichi.
Più realisticamente, la CMA CGM ha compreso di avere un
eccesso di grosse navi sulla vacillante rotta Asia-Europa e ha
deciso che la relativamente più solida rotta Asia-Costa
Occidentale degli Stati Uniti potrebbe assumersi un po' di
quell'esubero" afferma la Drewry.
"Man mano che altre mega-navi entrano in servizio, il
settore si avvicina rapidamente ad una fase decisiva" dichiara
Tim Power, direttore generale della Drewry.
"Allo scopo di far sì che l'economia
dell'ingrandimento delle navi continui a procurare vantaggi
all'intera filiera della distribuzione, occorre che le linee di
navigazione ed i porti lavorino in maniera più coordinata"
afferma Power.
Lavorare in maniera coordinata non è stato esattamente un
elemento caratteristico delle relazioni fra porti e vettori, e,
vista la tenue domanda nel Transpacifico, gli esperti della Drewry
affermano che, se un numero maggiore di linee di navigazione
adottassero la strategia della CMA CGM senza razionalizzare il
numero di servizi, questo finirebbe per danneggiare sia le tariffe
che i rendimenti.
L'opinione dei caricatori, delineata dal fondatore della Hackett
Associates Ben Hackett che compila le statistiche del Port Tracker
per conto della National Retail Federation, è assai critica.
Hackett afferma che la decisione di aggiungere nuove mega-navi
alle rotte fra l'Asia e la Costa Occidentale corre il rischio di
generare il caos.
"Questo ha senso? Assolutamente no" sostiene Hackett.
"Si tratta di un affronto alla saggezza finanziaria ed
economica ed ignora totalmente lo stato del mercato del trasporto
merci".
I terminal statunitensi stanno investendo notevolmente per
essere "pronti per le grandi navi" con iniziative quali
l'innalzamento delle altezze delle gru per contenitori in modo tale
che esse possano sollevare i box per impilarli su 10 strati sul
ponte, nonché rendendo gli ormeggi delle navi più
lunghi e più profondi.
Il Porto di Long Beach ha destinato più di 4 miliardi di
dollari USA all'espansione della propria capacità
terminalistica e ferroviaria, unitamente al nuovo ponte ed alle
infrastrutture stradali.
Il progetto relativo al terminal container Middle Harbor da 1,3
miliardi di dollari USA, che presto sarà inaugurato e che a
detta del porto sarà il primo terminal mondiale tutto
elettrico e completamente automatizzato, sarà in grado di
accogliere navi da 18.000 TEU immediatamente ed alla fine sarà
in grado di movimentare navi sino a 24.000 TEU.
Quando la seconda fase del progetto prenderà il via nel
2019 avrà una capacità annua di circa 3,4 milioni di
TEU.
La tendenza all'aumento delle dimensioni delle navi
nell'Asia-Costa Occidentale USA quasi certamente continuerà,
dal momento che vettori quali la Maersk Line e la CSCL hanno
ordinato navi da 14.000 TEU specificamente per questo traffico.
La Drewry sottolinea come sia importante per i porti della Costa
Occidentale "progredire" perché stanno perdendo un
po' della loro dominante quota di mercato a vantaggio dei rivali
della Costa Orientale, che presto riceveranno impulso
dall'espansione del Canale di Panama.
Si prevede ora che il canale apra alla fine di giugno e che
movimenterà il triplo delle dimensioni massime delle
portacontainer che possono attraccarvi.
In conclusione, per quanto riguarda i porti di tutto il mondo da
ora al 2019 occorre che i vettori trovino una casa per 72 navi da
18.000 TEU ed oltre.
"C'è tanto da fare" afferma la Drewry.
I porti della Costa Occidentale dovranno attrezzarsi in termini
di profondità delle acque, lunghezza delle banchine e gru "ma
c'è anche la necessità di migliorare l'efficienza del
modo in cui i carichi vengono portati da e verso il complesso
portuale mediante i camion (dei quali c'è scarsa offerta) e
la ferrovia intermodale".
L'automazione terminalistica contribuirà a migliorare la
produttività, poiché potrebbe allungare le ore di
lavoro tanto da trasformare i porti in operazioni 24 ore su 24 e 7
giorni su 7, ma questo richiederebbe una maggiore flessibilità
da parte dei sindacati dei lavoratori: quante probabilità ci
sono che ciò accada sul serio?
Nel contempo, introdurre troppe mega-navi nei porti della Costa
Occidentale prima che essi siano del tutto pronti molto
probabilmente peggiorerebbe la produttività invece che
migliorarla, e potrebbe aggiungere giorni per la movimentazione dei
box nei terminal, minacciando così la competitività
della Costa Occidentale nei confronti di quella Orientale, afferma
Lawrence Gross, presidente della Gross Transportation Consulting del
New Jersey, scrivendo sull'IHS Media.
"Le navi più grandi, sebbene possano ottimizzare i
costi del trasporto di linea, impongono significativi costi
aggiuntivi ai terminal e ad altri operatori del lato terrestre"
ha detto.
"Quando i volumi non crescono ed i carichi arrivano in
pezzature sempre più grandi ma distribuite in modo più
ampio, unitamente alla richiesta di lavorare quelle grosse navi
rapidamente, il terminal ha bisogno sopra ogni cosa di più
terreno, più gru, più unità-navetta ed altro
equipaggiamento per movimentare gli stessi volumi consegnati in dosi
più piccole e più frequenti" afferma Gross.
I vettori marittimi "hanno il coltello dalla parte del
manico a causa della loro capacità di dirottare i volumi via
da qualsiasi terminal che non soddisfa i loro requisiti" scrive
Gross.
"L'ingente investimento occorrente per supportare le
mega-navi in effetti è diventato la carta minima per restare
in gioco".
I vettori sono per lo più preoccupati dal tempo per il
quale la nave è attraccata al molo, aggiunge Gross.
"Quello che succede ai contenitori prima e dopo la loro
permanenza a fianco della nave è un problema che devono
affrontare gli operatori del lato terrestre" afferma.
Gross inoltre pone la domanda che esprime i timori di alcuni
addetti ai lavori.
"Guardandoci indietro fra un decennio vedremo la mega-nave
come un vicolo cieco evolutivo, un dinosauro che era troppo grosso
per sopravvivere in un mondo che cambia?".
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore