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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXV - Numero 15 GIUGNO 2017
STUDI E RICERCHE
LA COSTA OCCIDENTALE U.S.A. SI AGGIORNA A FRONTE DELLE
MAGGIORI DIMENSIONI DELLE PORTACONTAINER
Il numero delle portacontainer da 13.000 TEU ed oltre impiegate
nei traffici Asia-Costa Occidentale U.S.A. è pressoché
raddoppiato dall'inizio del 2017, secondo l'analista del settore
containerizzato Drewry, il quale si interroga su come faranno i
terminal a provvedere al riguardo e quanto ci vorrà prima che
i traffici vengano regolarmente serviti dalle "mega navi".
Tempo fa, alla fine del 2015, il vettore francese CMA CGM aveva
provato una singola ULCV (grandissima nave portacontainer), la CMA
CGM Benjamin Franklin, in uno dei propri servizi Asia-Costa
Occidentale U.S.A. alla volta del porto di Los Angeles.
Peraltro, malgrado la marcia indietro rispetto ad un piano
successivo per rendere permanente l'iniziativa, la CMA CGM ed i
vettori suoi rivali stanno facendo sempre più affidamento sui
porti della Costa Occidentale per le navi più grandi, osserva
la Drewry.
La ricerca della Drewry suggerisce come il numero delle
portacontainer da 13.000 TEU ed oltre sia salito dalle 21 unità
di gennaio alle 36 a maggio.
"Al momento del viaggio di prova della CMA CGM Benjamin
Franklin ci eravamo fatti domande in ordine alla capacità
dei porti della Costa Occidentale come il complesso Los Angeles-Long
Beach di movimentare le ULCV da 18.000 TEU su base regolare, citando
preoccupazioni relative alle infrastrutture, alla forzalavoro ed
alla capacità di movimentare in modo efficiente i carichi da
e per il complesso portuale mediante l'autotrasporto e la ferrovia
intermodale" nota la Drewry nella sua ultima pubblicazione
della Container Insight Weekly.
"Sembra che i vettori condividano alcuni dei medesimi
timori dal momento che, finora, essi hanno resistito alle
sollecitazioni ad introdurre le mega navi, limitando le proprie
ambizioni alle unità da 14.000 TEU per il momento".
La Drewry afferma che il recente afflusso delle navi da 13.000
TEU ed oltre nei traffici Asia-Costa Occidentale Nord America
coincide con la ristrutturazione delle alleanze avvenuta il 1°
aprile scorso che ha ridotto di uno il numero dei servizi
settimanali nella direttrice portandolo a 37.
"Poiché più carichi vengono concentrati in
meno servizi settimanali, i terminal devono prepararsi a picchi
molto maggiori nell'attività containerizzata" sottolinea
la Drewry.
"Questo problema è esacerbato sulla Costa
Occidentale degli Stati Uniti dato che le navi spesso scalano un
paio di porti, a differenza di quanto avviene in Europa, il che
significa che quei porti statunitensi devono lavorare una
percentuale più alta di container per ogni scalo navale.
"Avere una forte propensione alle importazioni come quella
di Los Angeles-Long Beach - nel 2016 le importazioni di contenitori
carichi sono state di 2,4 volte rispetto alle esportazioni - va ad
aggiungersi alla complessità dal momento che le
movimentazioni in importazione richiedono più scambi fra vari
tipi di equipaggiamento, occorrendo più tempo ed una maggiore
coreografia del terminal container rispetto ai contenitori carichi
in esportazione".
La Drewry sostiene che un più repentino aumento delle
esportazioni di questi ultimi avrà agevolato in qualche modo
operazioni più tranquille, ma le importazioni restano
dominanti.
"Dopo quattro mesi del 2017, le movimentazioni portuali
complessive a Los Angeles-Long Beach sono prosperate, essendo
cresciute dell'8% sino a 5,1 milioni di TEU" sottolinea
l'analista.
Le esportazioni di carichi (1,14 milioni di TEU) si sono
incrementate del 9%, mentre le importazioni di carichi (2,54 milioni
di TEU) sono aumentate del 6% ed i vuoti (1,41 milioni di TEU) sono
saliti del 10%.
L'analista di trasporto marittimo containerizzato prevede che le
ULCV alla fine diventeranno una caratteristica dei traffici
containerizzati Asia-Costa Occidentale U.S.A. "ma forse non è
ora il momento.
Anche se la scala enorme delle movimentazioni containerizzate
concentrate generata dalle mega navi presso l'assai frammentato
complesso di Los Angeles-Long Beach potrebbe sembrare scoraggiante
in "circostanze normali", le condizioni sono attualmente
non proprio perfette dati gli importanti progetti di costruzioni in
corso".
Anche le chiusure e deviazioni stradali correlate al progetto di
sostituzione del ponte Gerald Desmond da 1,5 miliardi di dollari USA
stanno comportando effetti sui flussi di traffico sulle autostrade
della California da e per le strutture di Terminal Island e lo
faranno fino al completamento, che non è atteso fino all'anno
prossimo, aggiunge la Drewry.
"Allo stesso tempo, i lavori continuano a Long Beach in
relazione al progetto di nuovo sviluppo del Middle Harbor Terminal
da 1,3 miliardi di dollari USA che alla fine combinerà due
dei terminal esistenti (i Moli D, E ed F) in una struttura
completamente automatica e tutta elettrica in grado di accogliere
navi da 24.000 TEU quando la seconda fase del progetto aprirà
nel 2019, ed allora avrà una capacità annua di circa
3,4 milioni di TEU".
La Drewry afferma che non si è ancora verificato alcun
significativo disservizio derivante dai grossi progetti di
costruzione, secondo la HTA (Harbor Trucking Association) che
registra il tempo che occorre ai camion per uscire da uno dei 14
terminal di Los Angeles-Long Beach dal momento in cui essi sono
appena usciti dalla coda ai varchi.
La HTA riferisce che il tempo medio di lavorazione dei camion ad
aprile era di 80 minuti, 4 minuti più lento che a marzo ma
più veloce dei tempi registrati a gennaio (88 minuti) o a
febbraio (89 minuti).
"Tuttavia la HTA non ha messo in evidenza i diversi
risultati riscontrati fra i vari terminal, con tempi di lavorazione
migliori presso le strutture più automatizzate, come il Long
Beach Container Terminal Pier E che ha fatto registrare un tempo di
visita medio di 41 minuti" sottolinea la Drewry.
"Secondo la HTA, i terminal che hanno assistito
all'incremento delle attività derivante dai servizi delle
nuove alleanze sono peggiorati ad aprile.
Ad esempio, il raddoppio dei volumi containerizzati settimanali
presso la struttura TTI (Total Terminals Internationa) di Long Beach
ha contribuito all'allungamento del suo tempo di visita medio sino a
106 minuti ad aprile, rispetto agli 87 minuti di marzo.
La Drewry afferma che la riorganizzazione da un giorno all'altro
dei servizi delle alleanze aveva ancora una volta mutato il panorama
terminalistico di Los Angeles-Long Beach, costringendo gli
importatori a considerare attentamente la propria scelta del vettore
se hanno la preferenza per un determinato terminal.
"Gli scali terminalistici delle alleanze sono senza dubbio
stravolti dalle partecipazioni azionarie dei vettori membri di
alleanza in certe strutture" ha aggiunto.
"Inevitabilmente, i vettori vorrebbero che la propria
alleanza facesse scalo presso il terminal proprio affiliato, ma con
così tante linee di navigazione in concorrenza che vogliono
la stessa cosa ciò significa che gli scali vengono sparsi
lungo il complesso di modo che allacciamenti diversi della stessa
alleanza scalano terminal diversi.
Pertanto, i caricatori che regolarmente importano dall'Asia alla
volta di Los Angeles-Long Beach una settimana dovranno raccogliere i
carichi dell'Allacciamento 1 che fa scalo al Terminal A, mentre la
settimana dopo il carico è dell'Allacciamento 2 che scala il
Terminal B".
L'analisi della Drewry mostra come la 2M + HMM disponga di
cinque servizi settimanali dall'Asia a Los Angeles-Long Beach
diffusi su tre terminal, la Ocean Alliance abbia nove servizi che
scalano quattro terminal diversi e la THE Alliance otto circuiti in
quattro strutture.
"Anche se la revisione dell'assemblaggio sembra che non
abbia perturbato le operazioni in modo significativo dapprincipio,
ciò non significa che non vi siano rischi di future
congestioni" ha aggiunto.
"Una combinazione di navi più grandi, attività
terminalistica ad alta intensità e lavori di costruzione, in
particolare nell'imminente alta stagione dei mesi estivi, potrebbe
creare qualche ostacolo agli importatori che consegnano le merci nei
loro mercati finali".
Conclude la Drewry: "Le ULCV arriveranno nella Costa
Occidentale statunitense in tempo, ma i vettori dovranno aspettare
fino a quando i porti non saranno del tutto pronti per loro: nel
caso di Los Angeles-Long Beach, quando gran parte dei disservizi
comportati dai lavori di costruzione non saranno finiti.
Fino ad allora, gli importatori farebbero bene a monitorare la
produttività dei vari terminal ed a prendere in
considerazione la propria preferenza in ordine ai terminal quando
scelgono i vettori".
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