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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVI - Numero 1/98 - GENNAIO 1998 |
Industria
In calo la produzione indiana di contenitori
Quest'anno tutti gli occhi sono stati puntati sull'attività
produttiva cinese di box per carichi secchi, in conseguenza dell'imposizione
ad aprile - da parte del governo - di un prezzo minimo sui contenitori.
Per i produttori di altre parti del mondo, che si sono trovati
a dover fronteggiare i prezzi favolosi offerti dai produttori
cinesi, questa avrebbe dovuto essere una buona notizia. In realtà,
tuttavia, l'iniziativa suddetta ha generato una corsa di ordinazioni
alla Cina, dal momento che le compagnie di navigazione e le società
di noleggio hanno dichiarato di essersi assicurate ordinazioni
future al vecchio prezzo. La cosa migliore che gli altri produttori
asiatici di box possano sperare è che i prezzi dei containers
in Cina si stabilizzino a lungo termine e che le compagnie di
navigazione e le società di noleggio di conseguenza vengano
incoraggiate ad incrementare gli acquisti altrove.
Contro le vendite sotto costo
Quella trascorsa è stata un'annata contrastante per i
tre principali produttori di box indiani, vale a dire la BLFC
(Balmer Lawrie Freight Container Ltd), la TFC (Trans Freight Containers)
e la DCM Hyundai. Dal momento che in Cina sono ancora disponibili
contenitori a prezzo meno caro, resta costoso il riposizionamento
in India dei box di nuova costruzione. Secondo V. R. Skiranth,
vice presidente marketing della DCM Hyundai, più di 2.000
contenitori sono stati recentemente riposizionati in India dalla
Cina; si tratta di una situazione nei cui confronti - a suo parere
- il governo indiano dovrebbe prendere dei provvedimenti a livello
normativo. Lo squilibrio tra i traffici di importazione e quelli
di esportazione del Paese sta a significare che vi è penuria
di contenitori in India, e si stima che vengano riposizionati
in India 22.000 TEU al mese, la maggior parte dei quali è
costituita da box usati movimentati da nodi quali Colombo, Singapore
e Dubai. Ikbal Nathani, direttore esecutivo di un'impresa un tempo
produttrice di containers, la Nathani, afferma che si tratta di
una prassi che probabilmente verrà sottoposta a limitazioni
da parte del governo indiano, mediante l'imposizione di una tassa
contro le vendite sotto costo.
Malgrado il calo delle esportazioni quest'anno a causa della
svalutazione delle valute del sud-est asiatico, si prevede un
incremento delle merci in uscita dal Paese. Afferma Nathani: "Riconosciamo
che vi possano essere migliori prospettive per i produttori indiani
di pari passo con lo sviluppo delle infrastrutture portuali e
con la crescente containerizzazione dei carichi esportati".
Tuttavia, dal momento che il costo medio di riposizionamento dei
box nell'India meridionale si aggira sugli 80-100 dollari USA,
non ne consegue necessariamente che l'aumento delle esportazioni
finisca per stimolare la domanda di produzione. E poiché
l'India lo scorso mese ha deciso la graduale estensione del divieto
delle importazioni di beni di consumo nel Paese, è probabile
che il numero dei vuoti riposizionati subisca una riduzione.
Malgrado i produttori indiani costruiscano un numero relativamente
piccolo di contenitori, la loro base clientelare tende ad essere
ampia, dal momento che gli acquirenti preferiscono distribuire
le ordinazioni presso una pluralità di soggetti. Quest'anno
il Paese in questione avrà prodotto 33.448 TEU, di cui
10.948 TEU della BLFC, 12.000 TEU della TFC e 10.500 TEU della
DCM Hyundai. Si tratta di una produzione leggermente inferiore
rispetto alle cifre dello scorso anno (34.171 TEU complessivi,
di cui 12.670 TEU della BLFC, 14.500 TEU della TFC e 7.021 TEU
della DCM Hyundai).
Uno dei tre produttori, la DCM Hyundai, afferma di avere il maggior
numero di clienti, tra cui la XTRA International, la Textainer,
la CATU Containers, la Gateway, la Hyundai Merchant Marine, la
Contship, la Cho Yang e la P&O Nedlloyd. Ciò è
importante, secondo Srikanth, dal momento che fornisce un trampolino
di lancio per una crescita l'anno prossimo, allorquando la società
stima di poter produrre tra 15.000 e 18.000 TEU. I clienti della
BLFC comprendono la Transamerica Leasing, la Cronos, la Sea Containers,
(prima della costituzione della SeaCo) e la The Shipping Corporation
of India. I principali clienti della TFC sono la CMB, la Ignazio
Messina Line e l'Aeronautica Militare degli Stati Uniti.
Madras a tutta forza
La DCM Hyundai, pertanto, senza dubbio ha avuto il maggior successo
nel 1997 presso il proprio impianto di Madras, dal momento che
la produzione è aumentata del 49%. La società ha
tratto vantaggio dalla forte ripresa del settore del noleggio
quest'anno, avendo appena ricevuto un'ordinazione per la costruzione
di 1.800 TEU da un'impresa che recentemente ha fatto il proprio
ingresso nel mercato del noleggio, la Gateway. Srikanth ha dichiarato
che la sua ditta ha inoltre fatto il proprio ingresso sul mercato
medio-orientale, nel cui ambito i primi acquirenti sono stati
la Seatrade, la Stalco e la Iran Marine Services.
La BLFC, che è dislocata anch'essa a Madras ma dispone
di un impianto a Cochin, ha dovuto subire un calo della produzione,
che il direttore esecutivo H. Shankar attribuisce alla recessione
in atto nel mercato containerizzato internazionale ed alla conseguente
"indolenza". La società quest'anno è riuscita
ad assicurarsi un nuovo cliente, la The Shipping Corporation of
India, mediante un capitolato d'appalto globale. Shankar prevede
che il livello della produzione del 1998 sia simile a quello dello
scorso anno, partendo dal presupposto che l'attuale situazione
si consolidi.
Bikash Mukherjee, dirigente anziano della TFC, afferma che i
produttori hanno subito le conseguenze del consolidamento avvenuto
nel settore delle compagnie di navigazione di linea. "In
seguito agli acquisti congiunti ad opera delle linee di navigazione,
i volumi si sono ridotti a causa dell'aumento delle loro scorte"
ha dichiarato. La TFC ha avuto una cattiva annata, dal momento
che la produzione è calata del 20 per cento rispetto al
1996, e Mukherjee stima che il produttore con sede a Mumbai lavori
solamente al 50% della propria capacità. Tra i nuovi clienti
si possono annoverare la Difesa degli Stati Uniti nonché
imprese di trasporto e di navigazione nazionali. Munkherjee incolpa
tutta una serie di fattori esterni in ordine al rallentamento
del mercato, tra cui la sospensione dell'attività di riforme
economiche, l'incertezza della situazione politica, il mancato
supporto del governo indiano ed una "linea di tendenza alla
recessione" che ha cagionato il calo della domanda.
Sebbene siano indubbiamente competitivi, i produttori indiani
stanno lavorando insieme al fine di ridurre i costi delle materie
prime. Tale scopo viene perseguito tramite l'Associazione Indiana
Produttori Contenitori Merci, istituita alla metà degli
anni '80 da Ikbal Nathani e che recentemente ha avuto un risveglio.
Poiché l'acciaio comporta ingenti spese
a causa della necessità di importarlo in India, sono state
condotte trattative allo scopo di raggiungere un accordo tra produttori
che consentisse acquisti congiunti. Mukherjee afferma che è
stato raggiunto un accordo di principio e che tra breve verrà
condotta un'indagine presso i fornitori. Dal momento che le componenti
dei contenitori quali le serrature dei portelloni, le guarnizioni
degli stessi e le apparecchiature di ventilazione vengono ora
prodotte in India, la riduzione del costo delle materie prime
agevolerà il ricavo di margini di profitto.
Chi sarà il prossimo?
Per alcuni produttori, comunque, sarà troppo tardi. L'uscita
di scena della Nathani nel 1995 a causa di prolungati problemi
di tipo sindacale è stata seguita lo scorso anno da quella
della HIM Containers con sede a Calcutta. La vittima di quest'anno
potrebbe essere la Varun Seacon, le cui assicurazioni circa la
continuazione della propria attività produttiva non sono
state confermate da alcuna prova consistente in containers costruiti.
L'anno scorso erano circolate strane voci riguardo alla società
con sede a Gujarati. Persino il socio tedesco CEI (che detiene
una quota del 5 per cento) afferma di non essere sicuro di quanto
stia accadendo presso quell'impianto.
La Nathani, sebbene si sia ritirata dal mercato due anni fa,
non ha abbandonato del tutto la scena, tanto è vero che
recentemente si è parlato della costruzione di una nuova
infrastruttura produttiva nei pressi del porto di Nhava Sheva.
Tuttavia, Ikbal Nathani afferma che molto probabilmente ciò
slitterà nel tempo alla luce del quadro globale "non
molto incoraggiante". Nel frattempo, la società si
è dedicata a settori che consentono maggiori introiti,
avendo dato inizio all'attività di deposito containers,
riparazioni ed operazioni di manutenzione. Tra i suoi clienti
vi sono la United Arab Shipping Corporation, la Evergreen, la
Hanjin e la Hyundai. La società è inoltre diventata
l'agente per l'India del produttore di equipaggiamenti Sisu Terminal
Systems, del costruttore di docks Chase Equipment, nonché
della EJ Brooks, che fabbrica e fornisce sigilli.
(da: Container Management, dicembre 1997)
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