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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVIII - Numero 2/2000 - FEBBRAIO 2000 |
Legislazione
Il trasporto marittimo dopo l'OSRA
Albert A. Pierce, direttore esecutivo dello TSA (Accordo di Stabilizzazione
del Transpacifico) e del WTSA (Accordo di Stabilizzazione del
Transpacifico in direzione Ovest), traccia un quadro del settore
del trasporto marittimo di contenitori nell'era della deregolamentazione
nonché del futuro ruolo degli accordi di stabilizzazione
nell'ambiente creatosi dopo l'entrata in vigore dell'OSRA.
Il termine deregolamentazione è una definizione alquanto
imprecisa di ciò che è avvenuto nell'ambito del
mercato statunitense del trasporto marittimo di linea dopo l'entrata
in vigore dell'OSRA (Legge di Riforma del Trasporto Marittimo).
Si tratta, piuttosto, di un ulteriore ed accresciuto allentamento
della normativa in materia, sulla scorta del processo iniziato
con la legge sul trasporto marittimo del 1984.
L'OSRA, in effetti, smantella un sistema comune dei trasporti
in cui il governo amministra una serie di controlli ed equilibri
tra gli interessi dei vettori e dei caricatori al fine di assicurare
un trattamento uguale per tutte le parti. Esso sostituisce quel
sistema con un approccio maggiormente fondato sul mercato che
consente ai vettori ed ai caricatori di tutte le dimensioni e
merceologie di negoziare accordi di trasporto a seconda delle
proprie esigenze individuali, seguendo modalità di natura
più collaborativa e riservata.
L'OSRA rappresenta un passo in avanti inevitabile nell'evoluzione
del trasporto marittimo ed intermodale. Di seguito se ne riportano
le linee-guida.
- Le conferenze tariffarie non possono più porre limiti
alla capacità dei propri membri di sottoscrivere singoli
contratti di servizio riservati. Uno o più caricatori e
vettori possono partecipare a contratti di servizio individuali
o congiunti; i caricatori possono non appartenere ad associazioni
formali, sebbene i vettori che partecipano a contratti congiunti
debbano aderire - a tale scopo - ad un accordo registrato ed in
vigore;
- le tariffe devono essere messe a disposizione del pubblico
dai singoli vettori e non più a livello centrale dalla
Commissione Marittima Federale;
- i prezzi, l'origine/destinazione terrestre e le condizioni
di servizio non vengono più resi pubblici nel contesto
dei "termini essenziali" a disposizione del pubblico
per i contratti di servizio. In tal modo, diviene impossibile
per i caricatori in reciproca concorrenza richiedere termini equivalenti
ai sensi dei cosiddetti "contratti anch'io";
- i contratti di servizio multi-traffico e globali vengono riconosciuti
dalla Commissione Marittima Federale; in tale contesto, solamente
le parti rilevanti che disciplinano i traffici statunitensi sono
soggetti alla registrazione per quanto attiene le specifiche,
mentre la registrazione riguarda l'intero contratto in relazione
agli scopi ed intenti riservati.
I caricatori - quali che siano le loro dimensioni - stanno diventando
sempre più globali quanto al raggio delle operazioni, sia
che si tratti di affidamento a terzi, produzione, distribuzione
oppure vendite e marketing.
Essi considerano il trasporto in modo più completo: cioè,
non tanto come una serie di movimentazioni "dal punto A al
punto B", quanto come parte di una catena dell'offerta integrata
estesa su tutti i mercati, tutte le linee produttive e le divisioni
imprenditoriali.
I caricatori stanno cercando di razionalizzare i propri trasporti
e logistica mediante l'impiego di un minor numero di vettori,
la semplificazione delle tratte e dei trasferimenti, l'assortimento
dei carichi al fine di riequilibrare gli equipaggiamenti ed, infine,
la semplificazione della struttura tariffaria.
Infine, essi desiderano trarre un completo vantaggio dalle recenti
innovazioni di servizio derivanti dal consolidamento del settore
e dalla tecnologia informatica. Man mano che le fusioni e le alleanze
ampliano il raggio d'azione del servizio dei vettori e che le
linee di navigazione containerizzate vanno al di là del
trasporto puro allo scopo di offrire una gestione delle scorte
nonché servizi di espletamento delle ordinazioni, il contratto
di servizio diviene un punto di riferimento che aggiunge concretamente
valore alla catena dell'offerta.
Tutto ciò si riferisce ad un nuovo genere di relazioni
caricatore-vettore, di natura maggiormente collaborativa e contrassegnate
da un più lungo periodo temporale, che comportano uno scambio
dettagliato di informazioni ed integrazioni in ordine alle operazioni.
Questo tipo di cambiamenti non possono aver luogo in una notte
e - pertanto - sono ancora in divenire. Ci vorranno probabilmente
altri uno-due anni affinché vengano portati a termine i
cambiamenti in ambito contrattuale ed in quello delle relazioni
tra caricatore e vettore, ma determinati aspetti della maniera
in cui nel settore marittimo vengono condotti gli affari, in realtà,
sono divenuti indifferenti a partire dal 1° maggio scorso.
Venendo a parlare dei traffici pacifici, il cambiamento più
evidente è stata la sostituzione delle conferenze tariffarie
con gli accordi di discussione/stabilizzazione, nonché
il clamoroso incremento dei contratti di servizio.
Il 30 aprile scorso, due conferenze tariffarie - la TWRA e la
ANERA - hanno cessato le operazioni, mentre la JUEFC (conferenza
in direzione est per il Giappone) ha seguito la stessa strada
poco tempo dopo. L'ANERA era stata costituita all'inizio del 1986
con 16 membri e quando si è disciolta ne aveva otto. Il
TWRA ebbe inizio alla fine del 1985 con 19 membri ma al momento
della chiusura ne aveva solo due.
A questo riguardo, l'OSRA ha rappresentato il colpo definitivo.
I caricatori da qualche tempo chiedevano trattative faccia a faccia
con singoli vettori di propria scelta. Essi desideravano trattative
più rapide e semplici nonché riservatezza, in modo
da non dover condividere le proprie strategie concorrenziali con
altri vettori attorno al tavolo della conferenza ovvero con altri
caricatori attraverso termini essenziali registrati pubblicamente
e contratti multi-traffico o globali.
I vettori appartenenti a conferenze, nel contempo, avvertivano
la pressione della concorrenza che li obbligava a rispondere più
rapidamente alle proposte contrattuali. Allo scopo di offrire
i più complessi servizi logistici a valore aggiunto richiesti
dai caricatori, essi avevano bisogno di essere più vicini
alla base clientelare per mezzo di trattative dirette in ordine
ai contratti riservati. Da ultimo - ma non per questo meno importante
- essi sono stati indotti a porre fine alle differenze di prezzo
ed ai vantaggi di commercializzazione di cui usufruivano le principali
linee di navigazione "indipendenti", le cui reti ed
i cui servizi ed orari erano del tutto paragonabili a quelli degli
altri ma che si collocavano quali alternative a basso costo alle
conferenze.
Sparite le conferenze tariffarie, non era difficile prevedere
che cosa sarebbe successo di lì a poco. Dal 1° maggio
al 30 giugno, la Commissione Marittima Federale ha registrato
la sottoscrizione di 15.000 contratti di servizio, rispetto ai
circa 3.000 dello stesso periodo dell'anno precedente. Dal 1°
maggio al 31 agosto, sono state registrate circa 34.000 modifiche
contrattuali: una mole di attività enorme.
Pertanto, dove vanno a posizionarsi gli accordi di trattativa/stabilizzazione
in questo nuovo e molto diverso panorama dei trasporti? Il TSA
era stato costituito nel 1989, mentre il WTSA lo era stato nel
1991. Essi erano coincisi con l'emersione della nuova schiera
di "indipendenti importanti". Si stava cominciando ad
assistere nel Pacifico ad una crescente comunione di interessi
tra vettori fondata sul calante divario di servizio.
Un vettore può usufruire di una struttura dei costi assai
favorevole su base da porto a porto servendo in primo luogo il
mercato del proprio paese (base clientelare interna, accordi preferenziali
sugli ormeggi ed i terminals, bassi costi degli equipaggi e del
personale di terra, finanziamenti per la costruzione delle navi,
ecc.). Quando peraltro quel medesimo vettore fa un passo ulteriore
verso i servizi intermodali, il livello degli investimenti in
navi ed equipaggiamenti aumenta. La percentuale di costi operativi
ed amministrativi fissi per partenza aumenta. L'urgente necessità
di supporto marketing e vendite al fine di conseguire un livello
maggiore di utilizzazione aumenta.
E poi ci sono i fattori retrostanti: il rischio di esposizione
diventa molto più grande. Il controllo dei costi, l'utilizzazione
e la gestione dei beni ed i prezzi improvvisamente diventano attività
molto serie. A quel punto, due applicazioni molto importanti dell'immunità
anti-trust entrano in gioco: le alleanze e gli accordi di stabilizzazione.
Insieme essi conseguono mete simili e costruttive in modo complementare.
E' ormai universalmente accettato che la razionalizzazione dei
beni e dei servizi è vantaggiosa per la comunità
marittima. Le alleanze, le fusioni ed i precedenti accordi di
condivisione del naviglio hanno reso possibile la continua espansione
del servizio ed una produttiva utilizzazione dei beni patrimoniali
nel corso di periodi di eccesso di capacità e di tariffe
in calo.
Inoltre, vi sono fattori di costo e di utilizzazione che i vettori
non possono assolutamente affrontare a titolo individuale, mediante
alleanze e persino attraverso le associazioni nazionali o locali
degli armatori. I vettori, chiarendo che i tradizionali meccanismi
di fissazione congiunta dei prezzi non sono più utilizzabili,
sono stati più che espliciti circa la necessità
di monitorare congiuntamente gli sviluppi di traffico e di raccomandare
la fissazione individuale dei prezzi non vincolante ed altri accorgimenti
operativi o di altra natura quali garanzie delle condizioni di
mercato.
I vettori devono rispondere rapidamente alle fluttuazioni dei
tassi di cambio, agli aumenti di prezzo del carburante, alle escursioni
dei pedaggi terminalistici ed agli oneri di transito dei canali,
ai problemi di intasamento dei porti, al magazzinaggio degli equipaggiamenti,
alle difficoltà di detenzione e di posizionamento, all'aumento
dei costi di raccordo alla luce dell'apertura di nuovi mercati,
alla documentazione richiesta dalla pubblica amministrazione,
alla certificazione ed ai ritardi dello sdoganamento, e così
via.
Talvolta la risposta è correlata alle trattative con le
agenzie governative, gli operatori terminalistici e le organizzazioni
dei caricatori. Talvolta ciò significa dover richiedere
congiuntamente delle modifiche alla normativa marittima di un
particolare paese. Altre volte si tratta di una questione puramente
tariffaria che riguarda gli aumenti o gli adattamenti degli oneri
secondari.
Nell'attuale ambiente concorrenziale, un reale recupero dei costi
attraverso semplici aggiustamenti della base tariffaria è
assai improbabile. Ciò non attenua l'esigenza di tale recupero,
tuttavia. Naturalmente, nessun caricatore è felice del
verificarsi di un incremento delle tariffe tutto compreso. Peraltro,
se si chiede ai caricatori se preferiscano pagare un sovrapprezzo
relativo ai picchi di alta stagione oppure rischiare possibili
penurie di equipaggiamento o interruzioni del servizio nel corso
dei periodi di punta stagionali, lo scenario cambia.
Come si sa, i vettori transpacifici hanno valutato il mercato
attuale e hanno portato a termine le proprie previsioni per il
corrente anno 2000. Alla fine di tale processo di revisione è
arrivato l'annuncio di un incremento tariffario complessivo di
400 dollari USA e del ripristino del sovrapprezzo di 300 dollari
in relazione al periodo di punta stagionale, che ora è
più compresso e va dal 1° luglio al 30 ottobre.
Due sono i punti critici in ordine agli incrementi tariffari di
base dello scorso anno ed ai sovrapprezzi dei periodi di punta.
In primo luogo, non sarebbe stato assolutamente possibile ai vettori
del TSA applicare una tariffa di base pari a 900-1.000 dollari
(oltre ai 300 dollari dei periodi di punta stagionali) se il mercato
non li avesse supportati. I caricatori ed i vettori si sarebbero
scontrati sui conti, lo scorso anno.
Le tariffe relative al transpacifico dal 1995 erano già
calate di più del 30%. Un improvviso, massiccio aumento
dei traffici in direzione est nel 1998 in seguito alla crisi economica
asiatica ha comportato una carenza di spazi ed equipaggiamenti.
Il brusco calo dei volumi statunitensi in esportazione alla volta
dell'Asia ha ingenerato una proporzione prossima al 3 : 1 negli
equilibri inerenti agli equipaggiamenti nonché alti costi
di riposizionamento, mentre i colli di bottiglia nella California
meridionale e nel Texas hanno aggravato il problema; il tutto,
mentre si avvicinavano i periodi di punta stagionali.
I vettori non avevano scelta ed i caricatori sapevano che, anche
dopo aver pagato la tariffa di base ed il sovrapprezzo, le loro
tariffe sarebbero solamente tornate - nella migliore delle ipotesi
- ai livelli del 1994.
Il secondo punto è persino più critico per i caricatori.
Molto è stato fatto in ordine al previsto incremento del
26% della capacità - tra cui sei nuovi servizi - che avrebbe
dovuto essere immessa nel Pacifico nel biennio 1999-2000. Quanti
si sarebbero fatti avanti ed avrebbero impiegato navi ed equipaggiamenti
propri, ovvero avrebbero stipulato accordi di noleggio o di leasing,
ovvero si sarebbero impegnati in accordi terminalistici, oppure
avrebbero aperto uffici e preso del personale, se le tariffe prevalenti
sul mercato nel Pacifico si fossero attestate sui livelli precedenti?
Oppure se le tariffe di base ed i sovrapprezzi dei periodi di
punta non si fossero assestati?
Certamente, la domanda che invocava altre navi ed altri servizi
era chiara prima del 1° maggio. Non lo era più, però,
alla fine dello stesso mese di maggio, quando la parola d'ordine
nel mercato era la stabilizzazione degli incrementi tariffari
e dei sovrapprezzi relativi ai periodi di punta e che i vettori
si sentivano al sicuro. Ciò cui abbiamo assistito lo scorso
anno equivaleva ai "lavori in corso" del mercato.
I vettori nel complesso si aspettano una crescita dei carichi
del 1999 dall'Asia agli Stati Uniti nella misura del 10%, con
una ulteriore crescita dell'8% nel 2000. Tutti gli indicatori
mostrano che l'economia statunitense continuerà ad essere
forte e che vi sarà una sostenuta domanda di consumo e
di attività per i prodotti asiatici. Partendo dal presupposto
di questi livelli di crescita, ci si può aspettare che
l'offerta e la domanda per gli spazi sulle navi - data la nuova
capacità - resti grosso modo in equilibrio.
Dal lato dei costi, i vettori mirano ad una serie di nuovi accordi
sul lavoro marittimo e sull'autotrasporto che andranno ad aggiungersi
in modo significativo ai costi relativi alla movimentazione dei
carichi all'inizio del 2000. Ci si aspetta che aumentino i costi
dei noleggi delle navi e dei contratti con i servizi di raccordo
asiatici. I prezzi del carburante per le navi hanno fatto registrare
impressionanti aumenti negli ultimi mesi ed i vettori non hanno
potuto recuperare tali costi extra a causa del fatto che le tariffe
"tutto compreso" della maggior parte dei contratti di
servizio non hanno consentito l'applicazione di sovrapprezzi dovuti
alle spese per carburante che potessero pareggiare la fluttuazione
dei relativi costi.
E, malgrado i piccoli incrementi delle esportazioni statunitensi
in Asia, non ci si aspetta che il servizio in direzione ovest
possa assicurare i volumi di carico o gli introiti per ovviare
all'attuale squilibrio degli equipaggiamenti, che al momento presenta
una proporzione prossima a 2 : 1. Se si aggiungono le incognite,
quali la proposta dell'istituzione di tasse per la conservazione
delle baie ora all'esame del Congresso ed i costi definitivi inerenti
alla prevenzione dello Y2K, le pressioni esercitate dai costi
per un adeguamento di 400 dollari diventano giustificate.
E' significativo come il transpacifico sia stato un mercato del
caricatore nell'ultimo decennio. Il livello dei servizi ha fatto
registrare un notevole balzo in avanti, a cui non hanno corrisposto
(se non in minima parte) aumenti tariffari in termini reali. Abbiamo
assistito sia ad un consolidamento che all'ingresso di nuovi soggetti
nei traffici, mentre i prezzi sono stati guidati principalmente
dall'offerta e dalla domanda. La struttura legale, normativa e
politica che governa il settore marittimo di linea si è
mossa stabilmente in direzione della deregolamentazione.
La comunità dello shipping ha chiaramente tratto benefici
sia dal sistema che è stato costituito sia dal processo
di cambiamento evolutivo che il sistema sta ora attraversando.
Si può ritenere che l'OSRA contenga in se stessa ottime
promesse per i vettori come per i caricatori, alle soglie del
nuovo secolo e di una nuova era.
(da: Container Management, gennaio 2000)
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