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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVII - Numero 9/2009 - SETTEMBRE 2009
Porti
I porti dell'Asia meridionale puntano all'abbattimento delle
barriere operative
Sembra che l'Asia meridionale, che in passato si è fatta
notare per i problemi infrastrutturali, il traffico caotico e la
carenza di pianificazione coordinata, stia cercando di realizzare
una riforma della propria struttura portuale.
Le principali lagnanze si concentrano sulle lungaggini
burocratiche e sui costi del trasporto terrestre; su questa
opinione, si dice d'accordo Chris Runckel, della Runckel Associates.
"La burocrazia è una grossa problematica… il
trasporto terrestre può costituire una sfida ed i prezzi non
sono propriamente irrilevanti; spesso non sono prevedibili e questo
può rappresentare il colpo di grazia per un'attività
che richiederebbe la prevedibilità".
Altri esperti del settore, come il capitano Satish Anand della
Henderson International India, affermano che la vera natura
dell'attività nella regione sta nella domanda.
"I problemi, peraltro, debbono essere risolti e superati"
dichiara il capitano Anand.
"La nostra è una zona complessa" aggiunge
Anand, "tuttavia, i lavori vanno avanti e, sorprendentemente,
anche al ritmo desiderato.
Esistono, peraltro, segnali positivi nel senso che i vari
governi e le varie agenzie stiano tentando di affrontare le
difficoltà.
L'India, ad esempio, ha posto in essere una revisione dei
principali porti finalizzata a raddoppiare la capacità dei
porti del paese nel suo complesso, che fa affidamento per lo più
sull'espansione delle compartecipazioni pubblico-private nei 12
principali (vale a dire appartenenti allo stato) scali marittimi e
in altri nuovi porti con fondali profondi lungo la costa indiana.
Ma non si tratta solo dell'India: l'influsso delle
compartecipazioni pubblico-private sta dando impulso agli ultimi
sviluppi portuali lungo tutta la linea costiera del subcontinente,
Pakistan compreso, e ciò, a detta del capitano Anand,
dovrebbe agevolare lo smussamento di alcuni picchi di congestione ed
a distribuire il traffico in modo più uniforme.
Ciò è vero specialmente per lo stato indiano del
Gujarat che si affaccia sul Mar d'Arabia.
Il primo sviluppo portuale statale è avvenuto solo un
decennio fa circa, ma ora c'è un certo numero di porti attivi
nell'area, mentre altri sono in fase di pianificazione.
Port Pipavav, nello stato del Gujarat, che provvede ai traffici
containerizzati ed alla rinfusa, è stato il primo porto del
settore privato in India, aperto nel 1996 ai traffici refrigerati.
La sua crescita è impressionante: le sue cifre relative
ai contenitori per il 2008 parlavano di circa 200.000 TEU.
Il porto di Mundra costituisce un altro esempio: questo scalo
sta già sfidando il vicino importante porto di Kandla.
Una ulteriore espansione è stata programmata anche per
Mundra, che appartiene ai privati dell'Adani Group.
Suren Vakil, amministratore delegato della BMT India ammette che
"ci sono un po' di problemi da affrontare", ma è
ottimista circa gli sviluppi, sottolineando il fatto che le autorità
statali stanno adesso attivamente cercando di contribuirvi.
Vakil afferma che un certo numero di stati come il Gujarat ha
recentemente apportato modifiche alla propria legislazione al fine
di mettere in grado gli investitori privati di partecipare agli
sviluppi portuali e sta intraprendendo iniziative quali il supporto
all'acquisizione di terreno per i progetti di recupero e bonifica.
Tuttavia, occorre essere prudenti: sembra che in passato i porti
privati abbiano imposto oneri o limitazioni sulle ispezioni e le
supervisioni alle operazioni di carico/scarico, semplicemente perché
queste iniziative non erano state considerate quali azioni a favore
del porto.
Ciò significa, come sostiene un consulente locale, che
c'è una "ingiustificata pressione" sul carico e lo
scarico delle navi e con molto buon senso egli afferma che il
settore marittimo ha bisogno che gli venga offerta una completa
libertà allo scopo di sorvegliare queste iniziative senza
impedimenti.
Tanto più che, nonostante la volontà di conseguire
nuovi scali, le tariffe di carico e scarico sono balzate verso
l'alto, e, anche se nessuno desidera che ciò avvenga a
discapito della metodologia, sembra che le navi non riescano a
disporre di tempo sufficiente per organizzarsi per il viaggio
marittimo.
Una fonte del settore afferma che, poiché la maggior
parte di coloro che vi sono coinvolti si tengono pronti a trarre
guadagno da una rapida lavorazione delle navi, è adesso
divenuta la prassi normale quella di adottare qualche precipitoso
provvedimento di sicurezza e programmazione dopo la partenza.
Unitamente a questi sviluppi portuali, esiste altresì un
nuovo organismo in India deputato ad istituire le regole attinenti
al settore marittimo, che potrà inoltre disporre dei poteri
di un tribunale civile.
Al fine di aggirare almeno in parte la notoria burocrazia del
paese, il suddetto ente sarà istituito ai sensi di una legge
distinta ed indipendente, con il compito di supervisionare i porti
del paese.
Ciò potrebbe in effetti costituire lo sprone che aiuterà
gli investitori privati a superare le preoccupazioni inerenti agli
investimenti, dal momento che l'organismo avrà la facoltà
di fungere da organo di ricezione dei reclami ed avrà il
potere di comporre le dispute e di stabilire gli standard delle
prestazioni sia per le autorità portuali che per gli
operatori privati.
La PSA, che effettua operazioni in terminal contenitori presso i
porti statali di Tuticorin e Chennai, in passato si è vista
costretta a portare in giudizio l'attuale ente regolatore portuale,
la Tariff Authority for Major Ports (TAMP) in ordine alla carenza di
stabilità delle proprie tariffe presso la sua infrastruttura
di Tuticorin.
La TAMP, all'inizio di quest'anno, aveva tentato di tagliare del
34% le tariffe applicate presso il porto, un livello che, a detta
della PSA in udienza presso il tribunale di Madras, era
"Insostenibile", tanto che la corte aveva concesso una
sospensione delle suddette riduzioni.
Qualcuno, perciò, come la PSA, sembra sperare che questo
nuovo organismo possa assicurare una situazione di sostanziale
parità fra i porti locali e gli investitori stranieri.
Inoltre, il nuovo il nuovo ente regolatore, la IRDA (Insurance
Regulatory & Development Authority) si sta occupando di varie
questioni e sta adottando regolamenti ed emendamenti; molti di loro,
peraltro, afferma una fonte, sono misure preventive contro i reclami
o le richieste di risarcimento da parte degli enti pubblici.
Se così fosse, la conseguenza sarebbe che l'ente si
limiterebbe ad essere la sede di un altro strato di norme e
regolamenti.
Infine, Vakil della BMT India sottilinea un'altra questione
assai saliente.
"Il settore pubblico indiano non si è mai mosso
molto rapidamente, e questo deve cambiare per consentire ai nuovi
porti di realizzare il proprio potenziale e di ottenere risultati;
il settore pubblico dovrà solo imparare ad essere molto più
veloce" dichiara. (da: portstrategy.com, 10.09.2009)
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