I senatori del Pd Andrea Ferrazzi e Vincenzo D'Arienzo hanno reso noto che i rappresentanti del Comune di Venezia e della Regione del Veneto nel Comitato di gestione dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale hanno votato contro il bilancio consuntivo dell'ente portuale ed hanno denunciato che ciò impedirà all'AdSP di devolvere al territorio veneziano oltre cinque degli oltre 25 milioni di euro di avanzo di amministrazione.-
- Ferrazzi e D'Arienzo hanno ricordato che, in considerazione del calo dei traffici nei porti italiani derivanti dall'emergenza Covid-19, il governo con il decreto-legge Rilancio ha infatti previsto la possibilità di introdurre misure di sostegno agli operatori portuali e alle imprese che operano nel settore portuale e marittimo assegnando alle Autorità di Sistema Portuale la facoltà di disporre, fino all'azzeramento, la riduzione dell'importo dei canoni concessori e di quelli relativi alle concessioni per la gestione di stazioni marittime e servizi di supporto a passeggeri anche utilizzando il proprio avanzo di amministrazione.
-
- La notizia ha suscitato il disappunto del presidente della federazione degli agenti marittimi italiani: «andando avanti di questo passo - ha commentato il presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci - non vorremmo essere costretti a interrogarci su chi fra i 15 presidenti dei porti italiani, sedi di Autorità di Sistema Portuale, riuscirà a concludere il suo mandato senza essere colpito o affondato, o da “mozioni di sfiducia” o da provvedimenti giudiziari”». L'evidente riferimento è al recente allontanamento dalla presidenza dell'AdSP del Mare Adriatico Orientale di Zeno D'Agostino che è stato dichiarato decaduto dall'incarico dall'Autorità Nazionale Anticorruzione (
del 5 giugno 2020).-
- Duci ha rilevato che la bocciatura del bilancio dell'AdSP del Mare Adriatico Settentrionale, ovvero quella che governa il porto di Venezia, potrebbe avere il possibile strascico di un commissariamento del presidente in carica, Pino Musolino, e ciò, a meno di due settimane dalla decapitazione del porto di Trieste - ha affermato - susciterebbe pesanti perplessità sul futuro della portualità italiana e sul rischio di uno scenario «in cui a essere premiati potrebbero essere solo i presidenti di porto che preferiscano assumere con estrema prudenza qualsiasi tipo di scelta proprio per tenersi alla larga dai “siluri” che con sempre maggiore intensità attraversano le acque portuali».
-
- «Non è - ha osservato il presidente di Federagenti - solo un problema di solidarietà personale a un presidente, ma anche un problema operativo serio: già otto porti su 15 sono entrati nel frullatore di sfiducia o di inchieste giudiziarie, al punto di parlare di vero e proprio conto alla rovescia verso il totale azzeramento in banchina delle scelte compiute dall'ex ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
- Nel caso specifico di Venezia, il bilancio sul quale aveva dato parere favorevole a maggioranza l'Organismo di partenariato e quindi le categorie imprenditoriali che in esso sono rappresentate, quindi i Revisori dei conti, è stato bocciato per il voto contrario del Comitato di gestione nel quale sono rappresentate le istituzioni locali. Una scelta che per legge deve essere motivata dall'emergere di precise inadempienze e violazioni».
-
- «Di certo - ha concluso Duci - nel momento in cui i porti dovrebbero imprimere una spinta decisiva al rilancio del Sistema Paese, incidendo in modo determinante sul sistema produttivo, così come sul settore turistico, la nuova ondata di sfiducia non soffia propriamente nelle vele del sistema portuale un vento che fa vincere le regate al Paese. E come operatori del settore questo degrado non può non sollevare crescenti preoccupazioni».
-
- Preoccupazione è stata espressa anche da Alessandro Santi, presidente di Assagenti Venezia: «non possiamo non interrogarci - ha spiegato - su cosa accadrà domani: Venezia - ha sottolineato - è un porto che ha bisogno di scelte rapide su temi come la manutenzione dei canali, i dragaggi, l'ingresso delle grandi navi. La discontinuità nella governance potrebbe generare ulteriori criticità per la soluzione di problemi che in alcuni casi timidamente si stavano avviando verso risultati concreti e per altri che potrebbero ora apparire alla stregua di vere e proprie vie senza uscita».
|