 La Confederazione Italiana Armatori vede luci ed ombre
nell'accordo sulla decarbonizzazione dello shipping raggiunto
venerdì dal Marine Environment Protection Committee (MEPC)
dell'International Maritime Organization (IMO) che pure - ha
evidenziato Confitarma - «ha segnato un passaggio rilevante
nel percorso verso la riduzione delle emissioni del trasporto
marittimo internazionale».
Rilevando che «l'approvazione del nuovo IMO Net Zero
Framework, un pacchetto di misure che punta a guidare il settore
verso le zero emissioni nette entro la metà del secolo,
frutto di un lungo e complesso negoziato, introduce un sistema
globale di carbon pricing, il primo di questo tipo nel settore
marittimo», Confitarma ha osservato che «si tratta di un
quadro regolatorio ancora in fase di definizione, che dovrà
essere formalmente adottato nella sessione straordinaria del
Comitato prevista per ottobre 2025, e che prevede un'applicazione
graduale a partire dal 2027».
Secondo la Confederazione armatoriale italiana, tuttavia, «il
nuovo framework può essere considerato un esperimento
avanzato di governance climatica settoriale, con l'obiettivo di
indirizzare gli investimenti verso tecnologie a basse e zero
emissioni. Il sistema - ha ricordato Confitarma - prevede incentivi
per le navi più efficienti, oltre a una tassazione legata al
saldo emissivo, secondo una metodologia “well-to-wake”
che prende in considerazione l'intero ciclo di vita dei
combustibili».
«L'accordo trovato, sebbene non perfetto - ha sottolineato
Confitarma - per alcuni aspetti ha riportato l'IMO in prima linea
nell'ambito degli sforzi per una rapida decarbonizzazione per
affrontare la crisi climatica. Armatori e produttori di energia
necessitano di un quadro normativo funzionale, trasparente e
semplice da gestire, che generi gli incentivi necessari per
accelerare la transizione energetica al ritmo richiesto; allo stato
attuale delle tecnologie sono necessari significativi investimenti
in carburanti a zero emissioni. Il settore marittimo sta già
investendo miliardi in nuove navi e tecnologie verdi per essere
pronto per i nuovi carburanti quando arriveranno».
«Il quadro approvato - ha commentato il presidente di
Confitarma, Mario Zanetti - presenta elementi di interesse, ma anche
numerose aree che richiedono approfondimento e chiarimenti
applicativi. È essenziale che le nuove misure non si
traducano in un aggravio, soprattutto per quelle realtà che
stanno già investendo nella transizione energetica e che sia
fornita la certezza di cui i produttori di energia hanno urgente
bisogno per ridurre i rischi delle loro ingenti decisioni di
investimento».
Evidenziando poi che se il framework IMO ha l'obiettivo di
delineare una transizione ecologica che sia anche equa e globale, i
trasporti “terrestri” invece, almeno per ora, tendono a
concentrarsi su obiettivi climatici tecnici (CO2/km) e strategie
nazionali o regionali, senza una vera visione di inclusione globale.
«In tale contesto - ha avvertito Zanetti - il settore del
trasporto marittimo rischia di perdere competitività rispetto
alle altre modalità di trasporto, se i costi ambientali non
sono bilanciati da strumenti analoghi negli altri settori. C'è
un rischio reale di distorsione, ma l'accordo MEPC 83 è anche
un'opportunità per ripensare l'intera catena logistica
globale in chiave sostenibile. Serve però coerenza tra
settori per evitare che chi fa già di più per il clima
venga penalizzato sul mercato».
Infine Confitarma ha sottolineato l'importanza di mantenere un
approccio pragmatico e globale e, specificando che il trasporto
marittimo necessita di regole semplici, stabili e applicabili a
livello internazionale, ha messo in guardia da una frammentazione
normativa tra settori e tra aree geografiche che rischierebbe di
creare squilibri competitivi.
Considerando l'accordo raggiunto all'IMO un punto di partenza
importante, mentre molti dettagli rimangono ancora da definire,
Zanetti ha confermato che «Confitarma continuerà a
collaborare con l'amministrazione italiana e con le associazioni
internazionali delle quali fa parte in rappresentanza dell'armamento
italiano - in primis ICS ed ECSA - per garantire che il processo di
implementazione tenga conto delle esigenze operative dell'industria
e contribuisca a una decarbonizzazione sostenibile, graduale e
realistica».
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