 L'organizzazione non profit Global Maritime Forum, che ha tra le
attività perseguite quella di promuovere la decarbonizzazione
dell'industria marittima, ha presentato oggi un rapporto
sull'ottimizzazione degli scali delle navi nei porti ai fini di
generare potenziali benefici operativi e ambientali. Il documento
analizza come il settore del trasporto marittimo possa ridurre le
proprie emissioni, in particolare abbandonando l'inefficiente
pratica “sail fast, then wait” in base alla quale le
navi navigano alla normale velocità di servizio senza tenere
in considerazione le condizioni di eventuale congestione del porto
di arrivo.
Il rapporto evidenzia che l'ottimizzazione degli scali portuali
consentirebbe alle navi di regolare la loro velocità sulla
base della disponibilità in tempo reale dei porti,
assicurando l'arrivo della nave quando gli ormeggi e i servizi
nautici sono disponibili, consentendo di ridurre i tempi di
inattività, migliorando l'efficienza della value chain e
riducendo il rischio di incidenti, ma soprattutto riducendo il
consumo di carburante e quindi tagliando le emissioni.
Il rapporto propone due strategie per ottimizzare gli scali:
l'arrivo virtuale e l'arrivo just-in-time. Il primo prevede che le
navi, se necessario per ottimizzare l'arrivo in porto, possano
rallentare a metà viaggio avvalendosi di clausole dei charter
parties. Il secondo prevede un'organizzazione più sistemica
che richiede un coordinamento multilaterale del sistema degli scali
portuali.
Relativamente all'arrivo virtuale, il documento del Global
Maritime Forum rileva che, se questo tipo di misura può
essere implementata attraverso accordi bilaterali, tuttavia avrebbe
un impatto più ampio sul settore se porti o terminal portuali
richiedessero l'implementazione dell'arrivo virtuale, integrandolo
ad esempio nei propri requisiti operativi e nei termini
contrattuali, trasferendo quindi l'arrivo virtuale dagli accordi
bilaterali verso un approccio multilaterale che coinvolga più
parti interessate.
Il rapporto ricorda che la misura dell'arrivo virtuale era stata
proposta per la prima volta nel 2011 dall'Oil Companies
International Marine Forum (OCIMF) e da Intertanko che l'avevano
presentata alla Commissione Europea in risposta alle raccomandazioni
di quest'ultima di ridurre le emissioni del trasporto marittimo fra
il 40% e il 50% entro il 2050. Con l'arrivo virtuale, una nave può
posticipare l'arrivo in caso siano noti ritardi in corso al porto o
al terminal portuale, anziché navigare alla massima velocità
consentita e attendere all'ancoraggio, con il noleggiatore che
concorda di accettare la dichiarazione di prontezza della nave in
base all'orario in cui sarebbe arrivata se avesse navigato alla
massima velocità consentita. Si tratta - ricorda il rapporto
- di un meccanismo contrattuale noto come dichiarazione di prontezza
virtuale dato che accetta la nave come “nave arrivata”
mentre è ancora in viaggio. La nave procede quindi a velocità
ridotta, risparmiando carburante ed emissioni, garantendo al
contempo l'arrivo ad un orario specificato quando il porto o il
terminal è pronto ad accoglierla. Il rapporto rileva che tale
approccio non necessità di un più ampio coordinamento
con altre parti e, proprio la mancanza di coordinamento a livello di
settore ha ostacolato il successo dell'arrivo virtuale da quando è
stato presentato ad oggi.
Quanto all'arrivo just-in-time, il rapporto specifica che si
tratta di una strategia proattiva che richiede una pianificazione e
un'esecuzione lungimiranti e che si basa sulla condivisione di
informazioni in tempo reale e su un processo decisionale predittivo
per garantire che le operazioni della nave siano in linea con la
prontezza del porto. Un aspetto chiave dell'arrivo just-in-time -
rileva il documento - è l'ottimizzazione continua della
velocità di navigazione, con le navi che regolano la loro
velocità sulla base della disponibilità dell'attracco
e delle condizioni portuali.
Il rapporto precisa che il segmento delle navi portacontainer,
in particolare, potrebbe essere un buon banco di prova per adottare
i principi del just-in-time data la natura del trasporto di linea,
che si svolge secondo orari prevedibili e presenta meno barriere
contrattuali relative agli adeguamenti di velocità rispetto
al trasporto marittimo di rinfuse. Ridurre il tempo di viaggio alla
minor durata possibile, d'altronde, è sovente d'interesse, ad
esempio, sia del noleggiante che del noleggiatore.
Il rapporto ammette che, nonostante i suoi potenziali benefici,
l'implementazione dell'arrivo just-in-time richiede un significativo
cambiamento sistemico nell'intero settore del trasporto marittimo,
con la promozione di una maggiore cooperazione e trasparenza tra i
diversi attori coinvolti come noleggiatori, porti, terminal,
proprietari delle merci e operazioni a valle, in modo che la supply
chain diventi più integrata e reattiva. Senza meccanismi di
supporto, inoltre - osserva il rapporto - il just-in-time si trova
ad affrontare diverse sfide, in particolare nell'ambito dei vincoli
dei contratti, e per questo la pratica non ha ancora visto
un'adozione sistemica.
|